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Il ladro è una fiaba italiana raccolta da Angelo De Gubernatis in Novelline popolari di S. Stefano di Calcinaia nel 1869, poi inserita in Le tradizioni popolari di S.Stefano di Calcinaia di Alessandro De Gubernatis nel 1894.

Trama[]

Giovanni e Giovanna danno cento scudi a ognuno dei loro tre figli. I primi due se ne vanno per il mondo e perdono tutto il denaro. Il minore, Carlo, va in Maremma, finge di voler provare un cavallo per comprarlo e scappa rubandolo. Carlo poi arriva nella foresta e si mette a lavorare con i briganti. All'inizio Carlo viene mandato da solo a rubare i soldi a una carrozza e costruisce dei fantocci che sembrano una banda armata per intimidire i passeggeri. Carlo segue gli ordini un po' troppo alla lettera, prendendo i soldi e lasciando i gioielli, ma alla fine il capo decide di non punirlo perché aveva sbagliato per obbedienza. Carlo fa esperienza tra i ladri e torna a casa sua con molto denaro, ma il padre non vuole soldi rubati e va a denunciarlo facendolo incarcerare dal podestà.

Carlo è tanto abile da evadere, così il podestà emana un bando: Carlo verrà perdonato se riuscirà a rubare tutto il bestiame dei contadini alla fiera di Pontedera. Carlo finge di essere un impiccato in due punti diversi della strada, così i contadini si spaventano e non sono in grado di controllare il bestiame, che lui raccoglie e porta al podestà. Quello però vuole un'altra prova: mentre lui dorme Carlo dovrà rubargli una chiave da sotto il cuscino e con quella prendere dal cassettone l'anello di un'antenata di sua moglie. Carlo allora fa un fantoccio e lo mette sul muro come se stesse cercando di entrare nella casa del podestà. La gente si accorge del fantoccio scambiandolo per Carlo e nella confusione lui si infila in casa e ruba l'anello. Il podestà allora perdona Carlo e se lo prende in casa.

Varianti e fiabe simili []

Varianti italiane[]

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