Marie-Catherine d'Aulnoy (1649-1705) è stata una scrittrice francese.
Biografia[]
Nata con il nome Marie-Catherine Le Jumel de Barneville, era la nipote dell'erudita Marie Bruneau des Loges. La sua famiglia programmò le sue nozze con François de La Motte barone d'Aulnoy, più vecchio di lei di almeno trent'anni, di ceto inferiore al suo e rozzo amante del vino. I due si sposarono nel 1666 ed ebbero quattro figli: Marie-Angélique (morta da bambina), Dominique-César (morto da bambino), Marie-Anne de Barneville e Judith-Henriette (la prima suocera di Francesco Guicciardini). Intanto la madre di madame d'Aulnoy sposò in seconde nozze il marchese de Gudane.
Nel 1669 il barone d'Aulnoy fu accusato di tradimento. Madame d'Aulnoy ne approfittò per liberarsi di lui chiamando in causa due falsi testimoni: il proprio amante (Bonefant de Lamoidière) e l'amante di sua madre (il marchese di Courboyer) perché il barone venisse riconosciuto colpevole. Le accuse però caddero, i due testimoni vennero giustiziati e Madame d'Aulnoy passò un breve soggiorno alla Conciergerie, prima di uscirne grazie ad amici influenti. Altre fonti invece vogliono che Madame d'Aulnoy fosse riuscita a sfuggire ai gendarmi nascondendosi sotto il catafalco preparato per una funzione funebre. In ogni caso fu costretta a lasciare la Francia con sua madre per rifugiarsi in Spagna.
Secondo M. de Lescure, Madame de Gudane svolse attività spionistiche per conto del governo spagnolo, cosa che le impedì di rimettere piede in Francia per il resto della vita. Madame d'Aulnoy invece viaggiò anche in Inghilterra e negli anni di separazione del marito ebbe altri due figli, Thérèse-Aimée e Françoise-Angélique-Maxime, che portavano comunque il nome del barone. Madame d'Aulnoy fu riammessa in Francia nel 1685 da Luigi XIV, quattro anni dopo la morte del marito.
Madame d'Aulnoy si trasferì a Parigi dove prese parte al salon di Madame de Lambert, e ne aprì uno lei stessa nel 1690. Il suo salon era frequentato anche da Mademoiselle Lhéritier (nipote di Perrault) e Madame de Murat, anche loro autrici di fiabe. Madame d'Aulnoy era popolare, divertente e con l'aneddoto sempre pronto, e possedeva una memoria eccellente. Divenne tanto rinomata che nel 1698 fu ammessa nell'Accademia dei Ricoverati di Padova con il soprannome Clio (musa della storia), ma veniva chiamata anche "l'Eloquente".
Morì in tranquillità a casa propria a Parigi nel gennaio del 1705.
Opere[]
La prima opera pubblicata fu Hystorie d'Hypolite, comte de Duglas nel 1690, anonima. Madame d'Aulnoy scrisse anche dei resoconti dei suoi viaggi: Relation du Voyage d'Espagne e Mémoires de la Cour d'Angleterre, pubblicati in Francia rispettivamente nel 1691 e nel 1695.
Spinta dal successo delle fiabe di Perrault e dalla moda di scrivere racconti fantastici come passatempo aristocratico Marie-Catherine d'Aulnoy divenne la maggiore tra le autrici di fiabe della sua epoca. Il suo primo racconto è L'Isola della felicità, rimasto fuori dalle raccolte successive dell'autrice. La prima raccolta di fiabe dell'autrice fu pubblicata nel 1697 col titolo I racconti delle fate (Les Contes des Fées), coniando la famosa definizione di "racconto di fate"; conteneva quindici racconti. L'anno successivo pubblicò una seconda raccolta, Le fate alla moda (Contes Nouveaux ou Les Fées à la Mode), con nove racconti.
Influenti donne aristocratiche come Madame d'Aulnoy organizzavano i salon, raduni di intellettuali in cui si trattavano molti argomenti inerenti alla letteratura, alla filosofia, alla politica e a questioni sociali. Il linguaggio sfarzoso delle fiabe lette nei salon nascondeva un sottotesto ribelle che passava inosservato ai censori di corte: critiche alla vita di corte e agli stessi regnanti erano nascoste in questi oscuri racconti finemente distopici. Le autrici come Madame d'Aulnoy erano esponenti dell'aristocrazia che si opponevano a situazioni quali il matrimonio forzato, esperienza piuttosto comune all'epoca. Le loro fiabe spesso avevano per protagoniste giovani e intelligenti eroine aristocratiche le cui vite erano controllate da padri, signori e anziane fate cattive, finché un gruppo di fate sagge (donne indipendenti e intelligenti) non interveniva a sistemare la situazione.
Non esiste una traduzione di tutte le sue fiabe in italiano: le edizioni italiane di I racconti delle fate contengono poche fiabe, prese da entrambe le raccolte di Madame d'Aulnoy: la prima traduzione in italiano è stata fatta da Carlo Collodi nel 1875 e includeva soltanto quattro fiabe.